La Famiglia Medici
I Medici erano un’antica famiglia di uomini e donne intelligenti e dotati di talento politico, che riuscì ad acquisire potere e influenza sempre in modo apparentemente riservato. Tutto ciò li guidò verso una smisurata fortuna economica affiancando l’attività di banchieri a quella di mercanti.
Usarono il patrimonio economico per consolidare ed espandere il proprio potere e la propria influenza, non soltanto a Firenze, ma anche in Italia ed in Europa, tanto che – ad un certo punto – si diceva fossero la famiglia più ricca d’Europa.
Furono anche grandi mecenati delle arti e delle lettere. Grazie al loro costante contributo Firenze riuscì ad essere uno dei luoghi di fermento artistico e letterario più importanti d’Europa. Ciò attirò moltissime personalità in città, creando un circolo virtuoso di crescita artistica della Firenze del Rinascimento.
A inaugurare il successo della famiglia è stato Giovanni Bicci, nel Quattrocento. Dai suoi figli, Cosimo Il Vecchio e Lorenzo Il Vecchio, derivano i due rami principali della famiglia. Da Cosimo Il Vecchio (definito pater patriae) discende il ramo che governò Firenze fino al 1537, a cui appartiene Lorenzo il Magnifico. Da Lorenzo Il Vecchio discende il ramo dei Granduchi di Toscana, che governò Firenze successivamente a partire da Cosimo I.
I Medici a Cerreto Guidi
Verso la metà del XVI secolo, Cosimo I era ormai saldamente a capo del Granducato di Toscana. Fu in quel periodo che scelse di valorizzare l’area del Montalbano e la zona del Padule di Fucecchio, trasformandole in vere e proprie località di villeggiatura e caccia, sufficientemente lontane ma, in caso di necessità, ben collegate con la città di Firenze. Tra i vari interventi che fece in queste terre, impossibile non ammirare la maestosa Villa Medicea che svetta nel centro di Cerreto Guidi (Scopri di più).
E’ qui riportato un ritratto di quella parte della famiglia Medici che ha stretto un legame indissolubile con Cerreto Guidi.
Il dipinto è di Giovanni Maria Butteri e si chiama “Sacra Conversazione con i membri della famiglia di Cosimo I rappresentati come Santi“. Fu dipinto nel 1575 e adesso si trova esposto nella Villa Medicea di Cerreto Guidi. Il dipinto raffigura i membri della famiglia Medici in veste di santi. In alto come Sant’Anna troviamo Maria Salviati, mamma di Cosimo I. Al centro La Vergine ha le fattezze di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I. Da sinistra Cosimo I e il figlio Ferdinando, rappresentati come santi, poi il primogenito Francesco I e il genero Paolo Giordano Orsini, marito di Isabella. In basso, seduta per terra, è raffigurata Isabella nei panni di Santa Caterina, con in mano un libro a simboleggiare la conoscenza. Sul dorso del libro è riportato l’anno di realizzazione del quadro. Accanto a Isabella San Giovannino con le fattezze del Cardinale Giovanni, secondogenito di Cosimo I e fratello prediletto di Isabella.
Le vicende più significative che legano i Medici a Cerreto Guidi si snodano attorno alle figure di Cosimo I de’ Medici e di sua figlia Isabella de’ Medici.
COSIMO I DEI MEDICI
Nacque a Firenze nel 1519. Era il figlio unico di Maria Salviati e Giovanni dalle Bande Nere. Maria Salviati, donna aristocratica e molto religiosa, apparteneva al ramo principale della casata dei Medici in quanto nipote di Lorenzo il Magnifico. Giovanni dalle Bande Nere, il più famoso e prode condottiero militare di quegli anni, invece, apparteneva al ramo cadetto della casata, dei Popolani, discendente da Lorenzo de’ Medici detto il Vecchio. Il loro matrimonio riunì il ramo principale e quello popolano della famiglia: è per questo motivo che il figlio Cosimo venne chiamato a guidare Firenze dopo l’estinzione del ramo primigenio con l’assassinio del Duca Alessandro de’ Medici da parte di un altro componente della Casata, Lorenzino de’ Medici.
Cosimo trascorse gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza nella Villa del Trebbio in Mugello e nella Villa di Castello, in compagnia della madre e lontano dalla vita politica. Si dedicava alla caccia, al nuoto, alla lotta ed all’equitazione.
Salì al potere nel 1537, a soli 17 anni. Designato Duca dal Senato cittadino, Cosimo I dovette attendere la convalida della nomina da parte dell’Imperatore Carlo V. Egli vi acconsentì soltanto dopo aver constatato la grande fedeltà e determinazione di Cosimo, quando sbaragliò con grande risolutezza un gruppo di fuoriusciti che avevano armato un piccolo esercito per rovesciarlo, sconfiggendoli e poi facendoli tutti decapitare a Firenze, sulla pubblica piazza.
Anche i più scettici fra i fiorentini, che gli avevano pronosticato un principato breve e contrastato, dovettero presto ricredersi, perché Cosimo I col suo carattere chiuso, enigmatico, freddo e calcolatore, avrebbe invece regnato per trentadue anni, dimostrando di possedere grande carisma e insospettabili doti da leader politico.
Il suo primo pensiero fu quello di cercarsi una sposa di rango e, col beneplacito imperiale, la sua scelta ricadde senza troppi tentennamenti su una spagnola: la bellissima Eleonora da Toledo, figlia del Viceré di Napoli don Pedro Alvarez, fedelissimo dell’Imperatore Carlo V.
Nel 1539 Cosimo I sposò Eleonora. Si trattò di un’unione felice ed esemplare, allietata dalla nascita di ben undici figli e durata ventitré anni. La coppia decise di trasferirsi dalla residenza cittadina di famiglia in via Larga (oggi Palazzo Medici Riccardi, in Via Cavour) a Palazzo Vecchio, da sempre destinato esclusivamente agli organi di governo e più sicuro. Successivamente la residenza si spostò a Palazzo Pitti, acquistato da Eleonora che lo riteneva un ambiente più salubre e luminoso e collegato con Palazzo Vecchio dal Corridoio Vasariano.
Cosimo I restaurò ed ampliò notevolmente il potere dei Medici. La struttura di governo e di amministrazione da lui creata, propria di uno stato moderno, sopravvisse addirittura alla fine della dinastia e fu mantenuta e modernizzata dai Lorena, fino all’ingresso della Toscana nel Regno d’Italia.
Esercitò il potere in modo dispotico ed esautorò da ogni carica, anche formale, la maggior parte degli esponenti delle famiglie fiorentine, preferendo affidarsi ad umili ma fidati funzionari. Creò una macchina burocratica che trovò spazio negli Uffizi, gli uffici appositamente costruiti dal Vasari.
Gran mecenate come tutti i Medici, favorì lo sviluppo delle arti e della cultura. Fece realizzare importanti opere pubbliche, fra cui la costruzione del porto di Livorno, la bonifica delle paludi maremmane, l’erezione un po’ dovunque di imponenti fortificazioni e meravigliosi palazzi ad uso pubblico e privato.
Nel corso degli anni si adoperò molto per ricevere un titolo regale, che lo affrancasse dalla condizione di feudatario dell’imperatore e gli desse maggior indipendenza politica. Non trovando alcun appoggio da parte imperiale si rivolse al Papa. Nel 1569, Pio V emanò una bolla che lo nominava Granduca di Toscana.
Col passare del tempo fu toccato da gravissimi lutti familiari, specie nel fatidico 1562 quando, nel giro di pochi giorni, gli morirono di malaria due figli e l’adorata moglie Eleonora.
Dal 1564 affidò l’amministrazione del governo al figlio Francesco, mantenendo per sé il titolo ducale. Negli ultimi anni fino alla morte (1574) si ritirò sempre di più dalla vita cittadina, preferendo risiedere nella Villa di Castello e recarsi sovente nella Villa di Cerreto Guidi, in visita alla prediletta figlia Isabella.
ISABELLA DEI MEDICI
Figlia di Cosimo I e di Eleonora di Toledo, Isabella nacque a Firenze nel 1542. Se il padre, col suo carattere austero e razionale, regnò per trentadue anni, dimostrando di possedere grande carisma e abilissime doti da leader politico, la figlia non fu da meno: così poliedrica, così viva, così emancipata ed estroversa, si meritò a giusta ragione l’attributo di Stella di Casa Medici.
Conversava in spagnolo e francese, conosceva il latino e il greco antico, suonava con talento, componeva madrigali. Intelligente, colta e brillante, animava i salotti culturali più alla moda del tempo, cui partecipavano letterati, poeti, musicisti e aristocratici. Diede un significativo contributo alla tradizione di mecenatismo della famiglia, in ambito letterario, artistico e musicale.
Sempre al fianco del padre nelle apparizioni pubbliche e negli impegni istituzionali, Isabella divenne rapidamente una figura di spicco nella diplomazia della Firenze medicea. Tale ruolo le venne riconosciuto anche dalle corti europee, con cui mantenne una fitta rete di rapporti epistolari sia con i governanti che le loro consorti.
Donna di ampie vedute, si adoperò per sottrarre all’Inquisizione personalità perseguitate e garantì una sincera amicizia alla veneziana Bianca Cappello, la discussa seconda moglie del fratello Francesco, invisa all’ambiente della corte medicea.
Per rinsaldare i legami con lo Stato Pontificio, nel 1556, a soli 14 anni, Isabella fu data in moglie al rampollo di una potente famiglia romana, Paolo Giordano Orsini. Paolo partì per la guerra, appena qualche giorno dopo la cerimonia, ed i coniugi rimasero distanti per ben due anni. Iniziò tra loro una fitta corrispondenza, che sarebbe durata per il resto del loro matrimonio, dalla quale traspare complicità, passione, conforto reciproco e sincero affetto.
Nonostante Paolo, divenuto Duca di Bracciano, avesse abbellito il castello di famiglia, per volontà di Cosimo I, la coppia continuò a vivere nell’antica residenza medicea di Via Larga (oggi Via Cavour) a Firenze. Il rapporto con il marito Paolo Giordano Orsini, leggendo la corrispondenza epistolare, fu affettuoso ma condizionato dalla distanza e dalla passione dell’Orsini per la sua amante.
Il 16 luglio 1576 Isabella morì prematuramente tra le stanze della Villa Medicea di Cerreto Guidi.
La notizia della sua inattesa scomparsa si diffuse ben presto in tutta Europa e alimentò una “Leggenda Nera” sulla sua uccisione da parte del marito, che si è tramandata nei secoli.
Secondo questa versione l’Orsini avrebbe strangolato la consorte usando un laccio messo alla gola da lui stesso e stretto di nascosto da un complice. La leggenda è alimentata da alcune testimonianze del tempo e dalla totale assenza di una tomba ufficiale di Isabella dei Medici.
Tuttavia il recente studio delle lettere tra i coniugi, tutt’altro che ostili, avvalora la versione ufficiale dell’accaduto che parla di morte naturale (probabilmente per “oppilatione”, antico termine che stava a indicare l’ostruzione delle vie urinarie).
I dubbi che ancora oggi contornano la vicenda, contribuiscono a preservare l’alone di mistero attorno alla Villa e ai personaggi che ne hanno fatto la storia.